"Contro tutti ho coronato il mio sogno. Lottate sempre e non ascoltate chi vi dice che non ce la farete mai". La storia di E.
Dalla rubrica "Le vostre storie".
Ciao. Penso che tantissime storie meritino di essere raccontate, io non ho mai avuto il coraggio di scrivere la mia quindi oggi ho deciso di farlo.
Fin da piccola ho dovuto affrontare la vita a gamba tesa, soprattutto nell'ambito scolastico.
Alle elementari, i miei genitori notarono che riuscivo a leggere un breve testo ma alla seconda rilettura non riuscivo più a leggerlo come la prima volta. Ero lenta e facevo molti errori. Scambiavo le parole e cercavo di fare presto per non fare fatica.
La mia maestra di italiano sosteneva che io non avessi voglia di impegnarmi, mi urlava di continuo davanti ai miei compagni, io non avevo idea di come reagire.
L'unica forma di liberazione da quella delusione era il pianto e lei mi diceva sempre: "sono solo lacrime di coccodrillo".
Devo ringraziare i miei genitori che mi portarono a fare un test da uno specialista. Arrivò la diagnosi: Dislessia, disortografia e discalculia. Quelle parole erano senza senso per una bambina di 8 anni, mi sembravano incomprensibili. Anche se avevo notato di avere delle difficoltà, soprattutto quando facevo i compiti con le mie amiche. Loro ci impiegavano pochissimo tempo, io invece rimanevo sempre al primo esercizio.
Questa situazione per molto tempo mi pesò molto. Mi rifugiavo, piangevo. Mia mamma cercava di spiegarmi la situazione e aiutarmi a fare gli esercizi.
Alle medie fu ancora più complicato perché dovetti assumere molta più autonomia ed iniziare ad affrontare queste mie difficoltà e imparare a comunicarle.
Gli aiuti come schemi, computer o altri supporti non mi venivano concessi. La mia professoressa di matematica sosteneva che io avessi le capacità per farcela da sola e che fosse solo una questione di impegno.
Molte persone ancora oggi purtroppo non capiscono che un dislessico non è una persona incapace di comprendere, semplicemente ha un altro modo di apprendere.
Se una persona non ci vede bene, gli dai un paio di occhiali e vedrà uguale agli altri. Stessa cosa accade per una persona dislessica, con gli adeguati aiuti, riuscirà a farcela esattamente come tutti gli altri.
La mia autostima negli anni calò notevolmente. Domandavo a mia mamma: "Perché gli altri ci arrivano e io no? Sono stupida?"
Mi tiravo tanti pugni in testa, piangevo disperata. Alla fine presi la decisione di non mollare, avrei lottato fino alla fine per raggiungere i risultati.
Secondo voi alle superiori quale fu la mia scelta? Il liceo. Si proprio così, contro l'opinione dei miei genitori, io scelsi il liceo economico-sociale con due lingue: inglese e spagnolo. Furono anni di sofferenza ma anche di crescita personale.
Mi ricorderò per sempre la prima interrogazione di scienze umane, erroneamente ero convinta che la scuola avesse informato i professori della mia dislessia e invece quel giorno la professoressa mi chiamò: “E.”
Diventai rossa. Non ero riuscita a preparami in tempo per l'interrogazione. Avevo un nodo in gola, non riuscivo più a parlare finché la professoressa non mi disse: "Elena perché con esci?". Io con una vocina sottile le dissi: "Professoressa, io sono dislessica e ho le interrogazioni programmate." I miei compagni si girarono verso di me, l'ansia mi invase e sentii i loro pensieri giudicarmi.
La professoressa con un tono seccato mi disse: "Me lo dovevi dire prima". E io annuii con la testa.
Da quel momento i miei compagni non esitarono a fare commenti: "sei fortunata tu che hai le interrogazioni programmate", "lei non la interrogano", "le hanno tolto degli esercizi è ovvio che la verifica è più semplice".
Solo una ragazza mi accettò non facendo mai commenti scomodi. Questa ragazza mi fu amica per tutti i cinque anni.
Un altro episodio accaduto sempre alle superiori: una mattina durante l'ora di italiano la mia professoressa mi chiamò per essere interrogata. Una persona dislessica non può avere interrogazioni a sorpresa, la mia rabbia salì alle stelle. Non dissi una parola, ad ogni sua domanda il mio silenzio rimbombava in tutta l'aula. Voto: 4. Dopo l’interrogazione tirai un colpo al muro. Da quel giorno imparai a lottare maggiormente per i miei diritti.
Sono sempre stata ambiziosa. Non mi bastava un 6 e neanche un 7, volevo superarmi. Era una sfida con me stessa. I brutti voti però non mancarono, con grandi momenti di sconforto. Mi chiedevo come mai le altre persone non mi capissero.
Il quarto anno di superiori lo passai a letto non riuscendomi ad alzare. Avevo stanchezza e dolori ovunque, passai per molti dottori e fui ricoverata per una decina di giorni.
Mi fu diagnosticata la fibromialgia. In quel momento tutti i miei sogni crollarono.
Per chi non sapesse che cos'è la fibromialgia: è una malattia muscoloscheletrica che è frequente nelle persone cinquantenni e di sesso femminile che si scatena per traumi o per ereditarietà.
Stavo per perdere l'anno scolastico a causa delle mie assenze nonostante avessi dei buoni voti in tutte le materie. La pandemia mi permise di svolgere le lezioni da casa riuscendo così a recuperare l'anno. Il recupero fisico invece non fu così veloce anzi, dovetti adottare diversi metodi per fronteggiare il dolore fisico, senza grandi risultati, nulla era realmente efficace.
Durante il quinto anno di liceo decisi che mi sarei impegnata al massimo per dimostrare a tutti che ogni dislessico può decidere per la propria vita e può farcela.
Mi svegliavo sempre alle 5 del mattino e andavo a letto alle 23, non uscendo mai neanche con le mie amiche.
Alla maturità presi 100.
Decisi poi di continuare e andare all’università, dove ad oggi frequento il corso di consulente del lavoro.
Con questa mia storia voglio spronare ogni singolo ragazzo e ragazza ad esaudire i propri desideri con sacrificio ed impegno. E soprattutto a lottare contro tutte quelle persone che ti diranno che non ce la farai.
Quando arriverà il giorno in cui coronerai il tuo sogno, quelle resteranno solo delle flebili voci di sottofondo. Ringrazierai te stesso e i tuoi sforzi.
Grazie marta
Grazie marta